Quantified self: a data driven life

Quantified self: a data driven life

L’utilizzo di dati biometrici per migliorare la qualità della vita non è certo una novità, come suggerisce già l’articolo "The Data-Driven Life" pubblicato il 28 aprile 2010. Già da tempo si sperimentavano forme di autoanalisi attraverso il monitoraggio di parametri corporei e comportamentali. Tuttavia, è nel 2007 a San Francisco che questa pratica trova una forma strutturata con la nascita del movimento Quantified Self (QS), fondato da Gary Wolf e Kevin Kelly, entrambi redattori di Wired.

Il loro obiettivo era quello di promuovere una nuova cultura del self-tracking, ovvero il monitoraggio sistematico del proprio corpo e delle proprie abitudini tramite tecnologie digitali. In pochi anni, il movimento si è diffuso rapidamente: già nell’ottobre del 2012 contava oltre 70 gruppi di incontro in tutto il mondo, con più di 5.000 membri attivi.

You are your data

Secondo l'approccio del Quantified Self è possibile conoscersi meglio attraverso i numeri (“self knowledge through numbers”), spostando il baricentro dell’auto-conoscenza dalla sola riflessione interiore all’analisi continua dei propri dati. Attività fisica, sonno, alimentazione, umore—tutto può essere monitorato grazie a wearable devices, app e sensori. Ma è con l'arrivo del Fitbit Tracker nel 2009, seguito dall'Apple Watch nel 2014, che il self-tracking è diventato accessibile a un pubblico più vasto.

Fitbit Tracker - AI-generated image

In questo scenario, i dati non sono più soltanto strumenti di misurazione: come sottolinea la sociologa Deborah Lupton, diventano parte integrante della nostra identità ("you are your data"). Influenzano il modo in cui ci percepiamo, come ci raccontiamo e come ci relazioniamo agli altri. Non si limitano a descriverci, ma contribuiscono a definirci: “you become your data” — sei ciò che i tuoi dati dicono di te.

Life-Logging

Il self-tracking affonda però le sue radici in un ambito più ampio: il life-logging. Mentre il primo si concentra sulla raccolta di dati relativi alla salute, alla produttività o al benessere con l’obiettivo esplicito dell’automiglioramento, il life-logging si propone di documentare in modo più ampio e spesso non finalizzato l’intera esperienza umana attraverso la tecnologia—una sorta di memoria estesa e digitalizzata del sé. A differenza del self-tracking, non è necessariamente orientato a ottimizzare la propria vita, ma può avere scopi narrativi, mnemonici o persino artistici. Esempi includono nel 1974 il progetto delle 610 scatole "time capsule" di Andy Warhol (1928-1987) contententi una varietà di oggetti della vita quotidiana (articoli di giornale, cartoline, fotografie, etc) , le registrazioni dettagliate quotidiane dell'artista giapponese On Kawara (1932-2014) e il progetto "2004–2040" dell'artista italiano Alberto Frigo, che fotografa ogni oggetto usato dalla sua mano destra.

Contenuto della capsula del tempo 44 di Andy Warhol (The Andy Warhol Museum)

La pratica di utilizzare strumenti per monitorare la propria vita quotidiana a scopo di miglioramento personale ha radici antiche. Il filosofo romano Seneca, ad esempio, annotava ciò che mangiava e i sogni che faceva; Benjamin Franklin registrava su un diario invece con rigore i suoi progressi su 13 virtù personali. In passato, però, questa forma di auto-osservazione richiedeva tempo, costanza e una buona dose di pazienza, affidandosi esclusivamente alla scrittura manuale. Con l’evoluzione della tecnologia, questa pratica si è trasformata in quello che oggi chiamiamo life-logging, trovando nuova forma nell’idea del Memex proposta dall'ingegnere Vannevar Bush nel 1945: un sistema capace di estendere la memoria umana attraverso dispositivi elettronici (“Lo spirito nel guscio 1.0”, 09/09/2011).

My Life Bits

Un esempio concreto di questa visione è rappresentato dal progetto di ricerca "MyLifeBits: a personal database for everything", avviato presso Microsoft Research, dal computer scientist americano Chester Gordon Bell (1934–2024). A partire dal 1999, Bell iniziò a registrare digitalmente ogni aspetto della propria esistenza: email, documenti, messaggi, contenuti multimediali, libri, file, e perfino audio e video della sua quotidianità grazie a una telecamera indossabile e un dispositivo GPS.

Gordon Bell - AI-generated Image

Nel 2002 aggiunse anche un bracciale BodyMedia, capace di monitorare parametri vitali e attività fisica. Al cuore di MyLifeBits c'era un database SQL Server, che era stato scelto per la sua capacità di memorizzare contenuti e metadata per una varietà di tipi di dati e di collegare tutti questi elementi in modo flessibile, come descritto nel concetto di Memex.

Bell era convinto che delegare alla macchina il compito della memorizzazione potesse alleggerire la mente umana, generando una sensazione di “pulizia mentale” e una maggiore libertà psicologica. Sapere che ogni informazione, ogni momento, ogni dettaglio veniva automaticamente archiviato lo faceva sentire “molto più libero”, sollevato dall’ansia di perdere dati o ricordi importanti.

Da Seneca al Quantified Self: una lunga storia di auto-osservazione

Dalle annotazioni di Seneca alle capsule del tempo di Warhol, fino ai wearable devices di oggi, la pratica del monitoraggio personale ha attraversato secoli trasformandosi profondamente, ma senza perdere il suo nucleo centrale: il desiderio di comprendere meglio se stessi.

Seneca - AI-generated image

Le tecnologie contemporanee amplificano questa possibilità, offrendo strumenti potenti ma anche implicazioni complesse. In un’epoca in cui “siamo i nostri dati”, il vero compito non è raccoglierli all’infinito, ma imparare a leggerli con intelligenza critica.

Il valore del self-tracking non risiede tanto nella quantità dei dati raccolti, quanto nella qualità delle domande che ci aiutano a porci.

Sitografia

[0] Steven Cherry, Total Recall, IEEE Spectrum, 01/11/2005

[1] Jack Schofield, Life caching revisited – Gordon Bell's digital life, The Guardian, 21/02/2007

[2] Kevin Kelly, Data-driven lives, KK, 28/04/2010

[3] Kashmir Hill, Adventures in Self-Surveillance, aka The Quantified Self, aka Extreme Navel-Gazing, Forbes, 07/04/2011

[4] Alexandra Chang, Review: FitBit Aria Wi-Fi Smart Scale, Wired, 16/07/2012

[5] Karen Weintraub, Quantified self: The tech-based route to a better life?, BBC, 02/01/2013

[6] Dana Wollman, Narrative Clip lapel camera shows up at Expand in its final form, we go hands-on, Engadget, 10/11/2013

[7] Kate Chishom, Warhol’s ‘time capsules’ contain everything from toenails to previously unseen paintings worth millions, The Spectator, 13/09/2014

[8] Kate Krawford, Our Metrics, Ourselves: A Hundred Years of Self-Tracking From The Weight Scale to The Wrist Wearable Device, European Journal of Cultural Studies, 06/2015

[9] Mike Elgan, Lifelogging is dead (for now), 04/04/2016

[10] Jon Fingas, Narrative shuts down its lifelogging camera business, Engadget, 28/09/2016

[11] Emily Temple, Some Hilarious Illustrations from America’s First Bestselling Diet Book, Literary Hub, 15/01/2019

[12] Google, Fitbit introduces Aria Air, an affordable smart scale, Products, 28/08/2019

[13] Macgill Davis, What Is Quantified Self? The Complete Guide to Lifelogging, Rize, 11/03/2022

[14] Matt Novak, Gordon Bell, legendario diseñador de computadoras, muere a los 89 años, Gizmodo, 21/05/2024

[15] Mike Elgan, The rebirth of lifelogging and the death of Gordon Bell, Computerworld, 28/05/2024

[16] Chris Klimek , How Americans Got Hooked on Counting Calories More Than a Century Ago, Smithsonian Magazine, 30/05/2024

[17] Tekla S. Perry, Engineering the First Fitbit: The Inside Story, IEEE Spectrum, 07/08/2024

Bibliografia

[0] Deborah Lupton, The Quantified Self, Polity Press, 2016

[1] Gina Neff, Dawn Nafus, Self-Tracking, The MIT Press Essential Knowledge series, 2016

Papers

[0] Gordon Bell, Counting Every Heart Beat: Observations by a Quantified Selfie, Microsoft Tehchnical Report, 17/06/2015